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Jackie Chan basito di fronte ai controlli qualità del gioco |
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La musica dei titoli è discreta... |
Drunken Master (1987 Hudson Soft, x PC Engine): Oramai è un disco rotto: cercando di colmare i vuoti del vostro trascorso videoludico, emulatori alla mano (personalmente,ai tempi ho potuto soddisfare solo la metà delle mie voglie, tasche permettendo NdR) rimanete sedotti da una console giapponese dallo stupefacente rapporto mole/specifiche tecniche (il PC Engine è stato decisamente il fulmine del Sol Levante, dopo lo SharpX68000), incappando così nel consueto abbaglio: Drunken Master, uno dei titoli di lancio della macchina in Nippolandia, è infatti una Tech Demo mascherata da gioco. E dire che le schermate d'anteprima che campeggiavano in quel vecchio TGM screditavano persino l'Amiga....
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galateo a parte..succede anche in Parodius! |
Ispirato
all'omonimo film con Jackie Chan (action b-movie di maniera lontano dai seriosi canoni della filmografia di Bruce Lee che di fatto fece sbarcare il lunario all'attore) e conosciuto anche come
China Warrior, uscì nel lontano 1987 per mano di
Hudson Soft con il mandato di rivelare al mondo le capacità dell'allora neonata macchinetta NEC. Impensabile che all'epoca un otto bit fosse capace di cose simili: di fatto invece, di fronte ad un pubblico basito, gli sprites enormi (ma quei monaci avversari erano e rimangono discretamente ingessati nelle animazioni) si muovevano su uno scorrimento parallattico liscio come la seta. Ma adesso ammettetelo: l'aria che si respira nella vostra stanza è asettica (perchè non ho ancora tolto i calzini ;nd
Lanch), così come imbronciata è la postura sulla tastiera.
Appena una manciata di scenari/nemici (c'è pure un inutilissimo quadro bonus) e un'idea di violenza non usata al meglio (visto che l'unico obbiettivo del gioco è picchiare, perchè non renderlo appagante?), vuoi per la mancanza di samples adeguatamente crudi e di potenziamenti/mosse speciali, vuoi per l'assenza di sangue, non danno man forte ad uno storyboard assente all'appello; altresì pollice verso va all'obbligata inerzia a cui saremo sottoposti per tutte le fasi a scorrimento del gioco. Si, perchè il nostro eroe avanza infatti senza pressione del pad ..anche se per fortuna ci si può inginocchiare e riprendere fiato. Dimenticate per un istante certe lacune fanno capolino deboli tentativi di farci sorridere (la buffa colonna sonora, il masochismo dei monaci che vi si gettano addosso a braccia conserte, le sassate che piovono dal cielo, gli attacchi deglii improbabili e pacifici volatili) che ci strappano una smorfia sorniona prima di riprendere in mano il vecchio
Kung Fu Master, suo progenitore di ben altra pasta.
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Ti prego, calpestami di disgusto per la mia scelta ascetica! |
Lanch: : Cosa resta se togliete gli sprites giganti a Drunken Master? Un patetico beat'em-up a scorrimento pesantemente ispirato al mito di Bruce Lee di una piattezza, monotonia e ripetitività disarmanti (sì, peggio di Vigilante, mi fa tornare in mente quella ciofeca di Fallen Angel della Titus). Vi basti sapere che l'ho finito alla prima partita e che con una schiappa come me non è buon indizio di longevità e difficoltà calibrata, l'avversario tipo è un monaco coperto da capo a piedi che non muove un mignolo contro di voi e si limita a venirvi incontro, nel corso dei quadri cambierà solo il colore della tunica (con risultati non meno patetici di come nei primi tre livelli il paesaggio cambi solo con un rimescolamento della palette), il resto degli intoppi sono oggetti volanti e animali di piccola taglia (avete mai visto un campione di arti marziali far fuori passerotti a cazzotti?) , che li evitiate o meno l'impatto sulla vostra barra d'energia è risibile. I primi 3 boss di fine livello sono lo stesso sprite con la palette cambiata e avanzando le situazioni non migliorano, la mia impressione è che questi boss sarebbero dovuti essere gli avversari ordinari da incontrare nel corso dei quadri e non quelle specie di manichini su tapis roulant che ci troviamo davanti, non infierirò oltre, questo gioco stava bene nel dimenticatoio dove l'avevamo trovato.
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